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Data

29 July 2023

Scritto da

Francesca Battistella

Come si scrive un giallo - PARTE QUINTA e ULTIMA

Cosa succede se venite pubblicati e altro.


Ammettiamo che dopo settimane o mesi o addirittura anni di duro lavoro, dopo aver fatto il giro delle sette chiese - come si dice - per trovare un editore o un agente che vi rappresenti e vi consegni nelle mani di un buon editore, e dopo lo strazio dell’editing, siate finalmente sul mercato con il vostro volume. Ecco. Siete solo all’inizio dell’opera perché da questo momento la strada è tutta in salita. Augurandovi che il vostro editore abbia un ottimo ufficio stampa o che il vostro agente conosca l’universo creato, per reclamizzare e vendere il libro verrano organizzati una serie di inderogabili incontri con i lettori in librerie, caffè, teatri al chiuso o all’aperto, associazioni culturali, scuole, biblioteche. La lista è infinita. Verrete inseriti in rassegne letterarie e festival - questi ultimi in genere d’estate, perciò scordatevi le bramate ferie al mare o in montagna a meno che, anche lì, non troviate il modo di presentare il libro - e il vostro lavoro sarà spedito a concorsi letterari nella speranza di una vittoria o almeno di un riconoscimento.

Comunque vada voi non avrete più una vita. Non sto scherzando. Siete disposti a girare come trottole per la Penisola e le Isole maggiori e minori per farvi conoscere? Ad andarci quasi sempre a vostre spese; a dormire in piccoli alberghi scomodi o in deliziosi bed and breakfast fuori mano; a prendere treni, aerei, autobus, auto - la vostra, s’intende - per raggiungere, che so, la Festa del Cocomero a Panicuocolo dove, mentre la folla impazza e s’ingozza, parlerete su un palco senza che nessuno vi ascolti interrogati dall’unico intellettuale di zona irriso dai più? (Non siete ancora famosi, ma se doveste diventarlo, tranquilli: le cose possono solo peggiorare).
Nessun editore investe in un autore se costui non è poi disposto a fare qualunque cosa perché il suo libro venga acquistato. Magari i grandi editori pagano le spese di trasferta e chiudono un occhio se ogni tanto dite di non poter partecipare, ma ho i miei dubbi. Di casi come quello della fantomatica Elena Ferrante di cui non si conosce neppure il mignolo della mano sinistra e che mai in vita sua ha presentato in pubblico un suo libro, è raro trovarne. E poi voi stessi, a quel punto, sarete presi da una specie di frenesia: ma come? Dopo tutta la fatica spesa per scrivere questo dannato libro, vuoi che non mi faccia in quattro per vederlo andare in classifica? O almeno per farlo conoscere a quanti più lettori possibile! Nel frattempo, sempre grazie al vostro agente o all’ufficio stampa dell’editore o alle vostre personali conoscenze, verranno pubblicate su giornali e riviste, noti o meno noti, le recensioni. Ora, oggigiorno quasi nessuno scrive recensioni negative. Magari tiepide, questo sì, ma una stroncatura non si legge da secoli. Però, ogni volta che saprete di un nuovo commento appena uscito, patirete le pene dell’inferno e di sicuro, prima o poi - visto che, a detta di alcuni editori, sui social BISOGNA esserci ed essere visti - beccherete il lettore velenoso che vi farà a brandelli scatenando la solita bagarre di commenti (post) pro e contro. Bagarre che seguirete allibiti. Be’, in fondo é pubblicità anche quella e il mio consiglio è: non reagite, non rispondete, statene fuori. Si sgonfierà da sé.
Un panorama desolante, vero? Già. In aggiunta, ma suppongo lo sappiate, se credete di vivere con quel che ricavate dalla percentuale sulle vendite che l’editore vi paga - in genere dopo un anno - siete fuori strada. In Italia, ma credo anche all’estero, gli autori che campano grazie ai loro scritti sono pochissimi. E il benessere di molti di loro è sovente legato alla trasformazione dei loro scritti in serie televisive o film, alle traduzioni all’estero oppure alla vittoria di grossi premi letterari, addirittura del Nobel. In genere, quasi tutti - autori piuttosto noti o meno noti - sbarcano il lunario in ben altro modo.
Conclusione? Come in tutte le cose, anche in questo campo il fattore C - sfido chiunque a non sapere di cosa parlo - gioca un ruolo di primo piano. Potete aver scritto il libro più bello del mondo, averlo presentato persino in discarica o appesi a testa in giù sotto un ponte, aver sfruttato conoscenze importanti, spedito lo scritto a tutti i possibili premi letterari, ma se il fattore C non entra in gioco non c’è storia. La qual cosa non è, in fondo, del tutto vera perché, ad esempio, il passa parola funziona. E funziona, a mio avviso, più dei social (tempo fa si calcolava nell’1% l’aumento di vendite di un volume reclamizzato su Facebook).
In realtà, a meno che un’innegabile bravura e una serie di fortunate coincidenze non giochi a nostro favore portandoci in vetta alle classifiche di vendita, bisognerebbe fare questo mestiere per soddisfazione personale e puro divertimento. Per dieci anni ho presentato i miei gialli un po’ ovunque e mi sono divertita tantissimo. Incontrare i propri lettori - cinque o cinquanta o mille che siano - è un’esperienza unica e molto gratificante. Le loro domande, l’attenzione, il rispetto e anche le critiche ricevute ci aiutano a crescere, ci insegnano moltissimo. Prima di tutto l’umiltà, scusate se è poco. Ho ancora un bellissimo ricordo di una partecipazione al festival Caffeina, a Viterbo, nel luglio 2013.

Spesata di tutto, in un albergo delizioso, prelevata in stazione da due simpatici poliziotti - così prevedeva il programma, eh! - che mi hanno tenuto compagnia durante la presentazione e poi a cena. Non conoscevo Viterbo e se non fosse stato per Caffeina chissà se ci sarei mai andata perdendomi una città splendida e ricca di cultura. Anche ora, girare con il gruppo - ventuno autori - della raccolta di racconti Delitti di lago (Morellini editore) è fonte di allegria ed è stata una molla per il crearsi di nuove amicizie. Scrivere è un mestiere solitario, ma solo in parte. Chi scrive è pur sempre circondato dai suoi personaggi e dalle loro storie e voci, da luoghi reali o immaginati, da musica e arte. E poi, quando viene il momento, da un pubblico. Si impara a parlare, a farsi ascoltare e ad ascoltare. Si viaggia, si conoscono realtà diverse, s’incontrano altri autori e si stabiliscono rapporti, a volte fugaci a volte duraturi. Il nostro mondo si allarga a dismisura, spesso per il meglio. Quindi, alla fine della fiera, ne vale la pena.


Di solito scegliete un libro per averne letto sui social o in una recensione, o perché avete seguito il consiglio di un amico fidato?


Foto di copertina Susan Q Yin su Unsplash

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